SIC come ti amiamo !
Ogni volta che uno di noi ci lascia, diciamo che nulla potrà essere più come prima.

La dinamica è talmente incredibile che fa pensare solo a un macabro disegno della sorte: perse il controllo della moto in una curva a destra ma, anziché scivolare verso la tangente, la sua moto ha ripreso aderenza proiettandolo verso centro curva e facendolo impattare con altre due moto che sopraggiungevano. Una delle moto era guidata da Edwards, l’altra era quella di Valentino Rossi, suo grande amico da sempre, che non è riuscito a evitarlo.
L’impatto delle ruote con il casco ha fatto strappare il cinturino e così la protezione più importante è volata via lasciando la testa libera contro l’asfalto. Impossibile prevedere quella dinamica per chi sopraggiungeva e impossibile evitare l’impatto. Tutto è avvenuto in un attimo, poi il ricovero nella rianimazione della Clinica Mobile e, dopo poche decine di minuti, la tragica dichiarazione del decesso. Il dolore degli amici e colleghi si è unito a quello di tutto il paddock e dei milioni di tifosi in tutto il mondo. Il papà Paolo, al suo funerale, non ha chiesto un minuto di silenzio, ma un minuto di rumore, quello della moto, perché è così che avrebbe voluto Marco. C’è poco da aggiungere ai fiumi di parole già scritti su di lui, se non ricordare chi è stato e quello che ha fatto. Campione del Mondo classe 250 nel 2008, il Sic esordì nel 2002 nella 125 laureandosi Campione Europeo su una moto molto piccola per la sua statura sopra la media, un po’ come fu per Valentino Rossi. E in comune con l’amico Vale ha il grande amore dei tifosi, il talento cristallino e la certezza che ai microfoni di Beltramo e Porta, in diretta dai box, avresti sentito sempre dichiarazioni vere, spontanee, lontane anni luce da quello che sarebbe politically correct, ma per questo molto umane e vicine al pubblico degli appassionati. Ha corso con Aprilia, Gilera e Honda, correndo 151 Gran Premi e vincendone 14, con 15 pole position e andando a podio per 31 volte. Numeri importanti, da vero campione. Come il numero 58, quello della sua moto in gara, come i milioni in tutto il mondo che non ricordano Marco solo oggi, perché non l’hanno mai dimenticato.
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Francesca Gasperi