IL PRIMO ATTACCO KAMIKAZE

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"Voi siete il tesoro della nazione; con lo stesso spirito eroico dei kamikaze, battetevi per il benessere del Giappone e per la pace nel mondo". (Dalla lettera scritta dall'ammiraglio Takijiro Onishi, principale fautore dei kamikaze, e indirizzata ai giovani giapponesi, prima di suicidarsi il 15 agosto 1945).
Il termine Kamikaze deriva proprio dal giapponese, significa "vento divino"; kami significa "divinità" e kaze sta per "vento". È anche il nome dato a un leggendario tifone che nel 1281 si dice abbia salvato il Giappone da una flotta di invasione Mongola inviata da Kublai Khan. In Giappone la parola "kamikaze" ricorda solo il tifone, ma internazionalmente definisce gli attacchi suicidi eseguiti dai piloti giapponesi su aerei carichi di esplosivo contro le navi alleate verso la fine della campagna del pacifico nella seconda guerra mondiale. Dopo la seconda guerra mondiale, la parola kamikaze è stata applicata in un uso internazionale corrente per indicare attentati suicidi di qualsiasi natura. 
Il primo attacco kamikaze fu eseguito il 21 ottobre 1944, quando un aereo giapponese, equipaggiato di 200 kg di esplosivo, attacca la grandissima nave HMAS Australia al largo dell'isola di Leyte, all'inizio della Battaglia del Golfo di Leyte. La nave venne colpita dall'aeroplano giapponese che colpì le sovrastrutture della nave sopra il ponte spargendo dovunque carburante e detriti. La bomba però non esplose, cosa che, vista la detonazione, avrebbe potuto effettivamente distruggere la nave. Nell'attacco morirono più di 30 membri dell'equipaggio, incluso l'ufficiale comandante, il capitano Emile Dechaineux; tra i feriti ci fu anche il commodoro John Collins, comandante della forza australiana.
Il 25 ottobre l'Australia venne colpito nuovamente, l'episodio che ha obbligato la nave a ritirarsi nelle Nuove Ebridi per le riparazioni.
La debolezza di queste portaerei consistena nell'avere i ponti di volo in legno, considerate più vulnerabili agli attacchi kamikaze rispetto alle portaerei britanniche della Flotta Britannica del Pacifico, dotate di ponti in acciaio.

L'Australia ritornò nella zona di combattimento nel gennaio 1945, prima della fine della guerra, subì e sopravvisse a sei altri attacchi di kamikaze, con una perdita totale di 86 vite. Tra le navi principali che sopravvissero ad attacchi multipli di kamikaze durante la seconda guerra mondiale, vanno ricordate l'Intrepid e la Franklin.
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David Zahedi