IL PRESIDENTE CHE UCCISE
Era il 30 maggio del 1806, quando il 7° presidente degli stati Uniti d'America, in carica dal 1829 al 1837, ha ucciso un uomo in un duello, dopo che questo aveva accusato sua moglie di bigamia, reato di infedeltà di chi è legato da matrimonio con effetti civili.
Il presidente in questione era Andrew Jackson (Waxhaw, 15 marzo 1767 - Nashville, 8 giugno 1845), noto anche come uno dei pochi per aver lottato apertamente contro il crescente potere bancario. Viene anche ricordato per aver permesso la continua violazione dei diritti umani delle tribù indiane.
Il futuro presidente, ben presto, rimase orfano di padre, la madre gli insegnò a leggere e a scrivere, e una leggenda vuole che sia stato lui a leggere la prima copia della dichiarazione di indipendenza ad un gruppo di coloni analfabeti, nei luoghi più sperduto.
- Nel 1780, durante l'invasione degli inglesi nella Carolina, Jackson fu catturato e imprigionato. Quando fece ritorno a casa, scoprì che la madre e i due fratelli erano morti. Senza una famiglia, il Jackson si guadagnò da vivere lavorando come sellaio, dedicando ogni momento libero agli studi di legge.
- Nel 1853, a soli 24 anni, divenne procuratore a Nashville, nel Tennessee, e qui sposò Rachel Donelson Robards.
Sotto la presidenza di John Adams, il Tennessee entrò a far parte dell'unione e Jackson fu eletto al senato e divenne giudice della locale Corte Suprema. Di natura irruente e spesso rissoso, si annoiava della vita sedentaria da giudice e decise di guidare un reparto della milizia contro i nativi americani Creek in Alabama. Dopo questo ruolo, iniziò ad ottenere una certa popolarità anche fuori dai confini del Tennessee. Da questo momento la sua carriera politica fu in continua ascesa, fino alla presidenza.
David Zahedi