Il British Museum, cuore del mondo antico
È il più grande e imponente museo inglese, con una raccolta di circa 6 milioni di oggetti, prevalentemente di fattura antica. Il museo, che ha sede a Londra, nacque con l'aspirazione di museo universale, obiettivo che fu anche per il Louvre parigino: il nucleo originario della raccolta consistette negli innumerevoli volumi, stampe e disegni del naturalista e collezionista Hans Sloane che, di fatto, fondò il patrimonio del futuro British Museum. Quest'importantissima eredità venne ceduta a Giorgio II il quale, nel giugno 1752, acconsentì alla fondazione del museo includendovi tre biblioteche (Cottonian Library, Royal Library, Biblioteca Harleiana) e aprendolo al pubblico in veste di museo nazionale. Il passaggio da un'esposizione erudita, improntata prevalentemente su oggetti e libri (soprattutto naturalistici), a museo vero e proprio iniziò a compiersi verso gli anni Settanta del Settecento, quando fu acquistata la collezione Hamilton, costituita da ceramiche greche (oltre alla collezione Thomason). Le esplorazioni dell'ultimo quarto del Settecento e ulteriori importanti acquisizioni arricchirono ulteriormente la raccolta con oggetti (etnografici) provenienti da terre lontane, oltre a monete, stampe e gemme. Con gli inizi dell'Ottocento, le scoperte archeologiche e l'eterno fascino esercitato dal mondo antico aumentarono l'interesse per i reperti greci, egizi e romani che entrarono a far parte anche della raccolta londinese, che poté così acquisire numerosi pezzi, tra i quali la celeberrima Stele di Rosetta, la statua di Ramesse II, di derivazione egizia, e numerose sculture romane. Importantissima fu l'annessione dei pezzi del Partenone ateniese (acquistati nel 1816) che, insieme alle antichità assire e babilonesi, completarono la sezione. Attualmente il museo, nella sezione antica, ospita, tra i pezzi più importanti: la Stele di Rosetta il Discobolo Townnley (copia romana), l'Efebo Westmacott, parti derivate dal Partenone dell'Acropoli di Atene (frontone, fregi e metope), il Vaso Portland, i resti del Mausoleo di Alicarnasso, la collezione di reperti asiatici (Collezione Stein) e alcune mummie egizie.
Proprio allo scopo di accrescere la raccolta, verso il 1840 il museo si impegnò nelle missioni archeologiche di Xanthos e dell'Assiria, che fruttarono, tra l'altro, la scoperta delle tavolette cuneiformi di Sardanapalo. L'eccessiva espansione della raccolta costrinse presto all'ampliamento
della sede museale, la quale venne riprogettata nell'attuale grande edificio neoclassico, terminato attorno alla metà dell'Ottocento. Al fine di garantire i giusti spazi alle collezioni, la sezione di storia naturale fu trasferita nel futuro Museo di Storia Naturale (1887). Fu il periodo in cui le nuove acquisizioni si aprirono alla preistoria e al medioevo europeo, oltre all'acquisto di reperti importanti per la sezione etnografica. L'incessante interesse per il mondo antico, che ha fatto del British Museum una delle principali raccolte di reperti d'archeologia classica, egizia ed asiatica, portò il Museo alla costante partecipazione a numerose campagne archeologiche, tra le quali quella di Cipro di fine Ottocento. L'annessione del Tesoro di Oxus e della collezione Rothschild, con numerosi pezzi di ceramica, scultura, gioielleria e maiolica, unitamente all'incremento delle collezioni asiatiche e africane agli inizi del Novecento, motivarono l'ulteriore espansione del museo. Tra gli anni Venti e Trenta il British Museum acquistò altri oggetti romani, il tesoro di Ur (2600 a.C.) e alcuni manufatti del sepolcro di Sutton Hoo. Durante la seconda Guerra Mondiale il Museo subì notevoli danneggiamenti alla struttura, risparmiati invece alla collezione, che fu preventivamente messa al sicuro in altre sedi.

Federica Gennari